La musica non accennava a placarsi. Il frastuono riempiva le mie orecchie senza alcuna discrezione, e si infrangeva contro ogni mio desiderio di quiete, con la lancinante pressione simile a quella di un boxer durante la sua offensiva finale. La gente attorno era incantata in un'unica espressione, difficilmente intelligibile. Barcollavo, mentre vedevo attorno a me oggetti animati e anime oggetto muoversi irrazionalmente. Sembrava di dover assistere ad un rito mistico, di cui solo saggi intenditori avrebbero saputo dare chiare delucidazioni. Vidi in fondo una porta socchiusa, l'unico accesso alla via di fuga da quel groviglio di fragori, e mi diressi verso essa con decisione, come se stessero scandendo gli ultimi secondi di un conto alla rovescia. Spalancai l'uscio varcando la soglia, e con una decisa girandola lo richiusi di botto, affievolendo bruscamente i rumori molesti alle mie orecchie. Il buio mi riempì gli occhi, saturi fino a poco prima di luce abbondante, e per alcuni secondi mi affidai al tatto delle mie mani per rassicurarmi dalla sgradevole sensazione dell'imperscrutabile. Mentre gli occhi iniziavano a dare il loro fattivo contributo per la scoperta del nuovo spazio in cui mi trovavo, già sentivo distendere le mie tempie, e con ritrovata lucidità cercai a tastoni il pulsante della luce. Fui fortunato. Negli ambienti estranei si è soliti vagare a lungo, prima di rintracciare interruttori, telefoni e toilette. Questa volta, a primo tocco, colsi con benedizione divina un interruttore a sfioramento, mai sperimentato prima di allora, felice di poterlo fare per l'occasione. Accompagnai la comparsa della luce con un'esclamazione gutturale di sollievo, ma in quello stesso istante un nuovo boato accolse il mio timido desiderio di quiete. Nuovi strilli, nuove grida, nuovi slogan. Il tutto con lo stesso esplicito contenuto. La mia festa di compleanno a sorpresa non mi lasciava tregua.
(Le Microstorie di Lucio - 3 maggio 2015)