lunedì 23 luglio 2012

Il Baratto dei Servizi




Lettera aperta agli amici di Facebook



Cari amici di Facebook,

ringrazio tutti coloro che hanno accettato la mia amicizia. Spero che riuscirete ad avere abbastanza pazienza da andare fino in fondo nella lettura delle parole che seguono (a quei pochi che lo faranno, un profondo ringraziamento).

Qualche giorno fa mi sono preoccupato di aprire un canale con il popolo siracusano (e non solo) per lanciare un messaggio in un periodo in cui sentiamo fortemente la crisi economica che ha investito non solo il nostro Paese, ma tutta l’Europa. E’ una condizione particolare dai funesti risvolti paventati, a cui stentiamo a credere (alla luce anche di quanto accede ai nostri concittadini europei greci e spagnoli), e che ci trasmette una sgomento che non riusciamo a rimuovere. E’ una condizione che, scavando dentro le nostre più ragionevoli deduzioni, ci porta a valutarla come difficile da affrontare, stante alle approssimative soluzioni che il governo Monti ha messo al vaglio. E sì che dobbiamo renderci conto come l’indice del progresso in una comunità, nel lungo termine, abbia alti e bassi, come per la stessa esistenza del pianeta Terra, che in passato si è vista alternare ere glaciali con ere di disgelo. Purtroppo, dal mio personale punto di vista, viviamo in un periodo in cui la parabola di sviluppo ha fatto il suo giro di boa, e per un effetto puramente ciclico, ha iniziato la sua discesa verso una regressione, non solo economica, ma anche di valori. Oggi, sempre dal mio personale punto di vista, si alternano fortemente sentimenti di cooperazione verso chi ha bisogno, con sentimenti di puro egoismo, e lo stridore di questi due stati d’animo produce l’imperfezione di uno stile di vita in un contesto sociale malato. Ma tralasciando l’involuzione sotto l’aspetto umano (che pure spiegherebbe molte insofferenze), il declino dell’economia ci tocca con maggiore livore soprattutto quando ai nostri occhi si palesano ingiustizie oltre-misura, vedi ad esempio i vantaggi sproporzionati a favore dei nostri politici, e l’irriguardevole qualità dei loro servigi che li squalifica a pieno titolo dal ruolo di rappresentanti del Popolo Italiano. Se fino a qualche anno fa la linea che demarca il limite di sopportazione stava ben lontano dai nostri piedi, oggi possiamo decretare con assoluta certezza che la stessa è stata superata di gran lunga, ponendoci di fronte all’interrogativo di una presa di posizione, più o meno drastica, ma pur sempre contraria storicamente ai nostri dettami di vita. Il mio non è certamente un invito alla rivoluzione, la cui soluzione è ancora ben lontana dall’essere presa in considerazione (per il momento), ma indubbiamente è un appello a scavare all’interno delle nostre virtù, che non ci hanno mai tradito. Non voglio sottoporre la questione dal punto di vista legiferativo (a mio parere la crisi europea è attribuibile alla globalizzazione, quindi si risolverebbe col divieto di importazione, ma questa è un’altra storia), ma sotto un modesto profilo di azione individuale come risposta all’incuria dei nostri cari politici.
Ciò che la vita ci ha insegnato è certamente una capacità di saper fare un qualcosa di cui pochi, o non tutti, possono dire altrettanto di averne competenza. E’ un qualcosa che ci ha reso qualificato all’interno di una comunità di persone, è uno strumento che ci ha fornito la possibilità di raggiungere l’obiettivo di renderci utile con lo scopo di ricevere in cambio adeguato riconoscimento per il raggiungimento dei nostri scopi personali e familiari.
Il riconoscimento è da troppo tempo l’ottenimento di una quantità variabile di moneta, che da diversi secoli la fa da padrona in luogo di quell’antico strumento, assai efficace in passato, dal nome baratto.
L’utilizzo della moneta ha coinvolto, facendolo ancora oggi, altri partecipanti nel carosello dello scambio di beni e servizi, e ovviamente questi altri concorrenti assumono un ruolo non proprio indifferente nel rapporto intrattenuto tra le due parti. Chi gestisce la moneta sa di avere il vantaggio subdolo di manipolarne il valore, e quando pensiamo di avere ottenuto la giusta remunerazione in cambio del nostro bene o servizio reso, ci sbagliamo di grosso, perché in realtà paghiamo il costo dell’uso di uno strumento di pagamento di cui non abbiamo alcun controllo (per svalutazione, interessi e spese bancarie, costo di gestione della Zecca di Stato, implicazioni di carattere fiscale, etc.). Con il baratto tutto rimane in un ambito circoscritto ai due partecipanti all’accordo.
Non mi dilungo oltre, ma vi segnalo solo una piattaforma telematica con cui provare a realizzare lo scambio, e in particolare lo scambio dei servizi, nella maniera più proficua possibile, superando le difficoltà intrinseche dell’uso della moneta, per i motivi che lascio ricavare dopo ulteriore analisi personale di chi legge. La piattaforma la trovate cliccando l’indirizzo www.barattodeiservizi.it nel quale troverete altre informazioni in merito al suo utilizzo.
A voi adesso trarre il beneficio o l’infruttuosità di quanto vi ho esposto, pur comunque ringraziandovi per l’essere arrivati fin qui e l’aver avuto riguardo alla vostra pazienza.

Il Baratto dei Servizi.

Siracusa, 22-07-2012

(P.S. : Qualora lo riteniate utile, vi chiedo di far girare il mio invito)


venerdì 13 luglio 2012

Io cancello i partiti!

Ehi, tu! Proprio tu. Riesci a sentire la forza? E' quella che si fomenta con la tua rabbia, è quella che si alimenta con la visione delle ingiustizie che i nostri bravi rappresentanti politici sono avvezzi a confezionare, senza alcuna moderazione, impavidamente, a tu per tu con l'occhio sbigottito di noi comuni cittadini, che schiumiamo dalle viscere e sbuffiamo dalle orecchie. 
La forza è adeguata all'intensità con cui reagire alle vessazioni subite, è propedeutica ad una azione risoluta, quella di cancellare letteralmente tutta la classe politica, come si fa col gesto impetuoso di un doppio taglio netto su un foglio la cui semplice visione dà nausea al sistema nervoso.
(L'Italia è del Popolo)