La malinconia...
simile a quella dell'abbandono,
che mi assale al termine di un buon libro.
La paura...
che il prossimo libro sia incapace di cancellarla.
(Lucio - 27 dicembre 2009 - Poesia n.5)
www.lucioweb.it/ARCHIVIO/POESIE/Pauremalinconie.pdf
La malinconia...
simile a quella dell'abbandono,
che mi assale al termine di un buon libro.
La paura...
che il prossimo libro sia incapace di cancellarla.
(Lucio - 27 dicembre 2009 - Poesia n.5)
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E ritorna l'emozione. Non avevo dubbi. Mi riconosco. Basta quel “nonnulla per gli altri“ per far sì che il mio cuore si riempia di una carica positiva. E' il mio orgoglio. O la mia debolezza. O entrambi.
La mia implosione di oggi è quasi fuori luogo. Una lettura frettolosa di un capitolo di un libro, fatta in piedi, passeggiando in cucina, tra il fine pranzo e la piena operatività che deriva dall'imminente incombenza di terminare i preparativi per la cena di stasera. Un risvolto inatteso per quel libro che non destava molto interesse, ma che da alcune pagine lasciava intravedere uno spiraglio di risvolti pienamente condivisibili e fortemente emozionali. La protagonista, protetta sin lì da quel guscio che le ha concesso di non svelarsi, ha il suo momento di sfogo innanzi a chi sembra in grado di comprenderla, e piange. Ed io con lei.
Luci e bagliori del passato
Un lieve accenno,
ed ecco che riappari.
Rovisti nella mia mente
come una mano con la sua tasca,
e quando l'hai ispezionato
le lasci il tuo magico ricordo,
misto alla sua malinconia.
(Lucio - 13 dicembre 2009 - Poesia n.4)
Versione stampabile: www.lucioweb.it/ARCHIVIO/POESIE/luciebaglioridelpassato.pdf
Il mio baricentro
Tra noncuranza e attenzione,
tra rifiuto e accettazione,
tra distacco e passione.
Qual'è il baricentro della mia emozione ?
Ho manovrato la mia mente a piacimento,
ma è stata un'impressione a cui ho voluto fare affidamento,
ricusando un pieno esame,
quello che mi avrebbe portato a sancire
il mio essere in balia di una odiosa dipendenza.
Ma oggi vado oltre.
Ricaccio indietro il mio orgoglio,
prendo e pretendo una boccata d'aria nostalgica,
la lascio entrare nei miei ventricoli cerebrali.
Lì trova dimora, qualificata a generare turbamento,
abile a contagiare l'indifferenza che faticosamente
ho edificato nel mio animo.
Lo scompiglio mentale mi fa assaporare una delicata dolcezza,
e anche l'armonica visione di un viso,
e l'assenza dello scorrere del tempo che è insita in un fermo immagine,
come un'istantanea che non conosce né degrado né oblio.
Assaporo, senza rimpianto.
Mi emoziono.
Adesso che ho dato libero sfogo al mio impulso irrazionale
trovo la quiete,
e sono pronto a riappropriarmi del mio dominio,
rinsaldato da un forte appetito per la vita.
(Lucio - 26 novembre 2009 - Poesia n.3)
Versione stampabile: www.lucioweb.it/ARCHIVIO/POESIE/Ilmiobaricentro.pdf
Complimenti, Giorgio. Non potevo riempire una pausa-lavoro in modo migliore. La lettura del 21° capitolo di "Io sono Dio" è stata… da Dio. Che emozione ! Non so come, ma le tue parole, sfornate dalla tua fantasia, mi hanno dato i brividi. Non so come spiegare. Credo succeda quando, durante le tue precise descrizioni, affiorano i buoni sentimenti da sotto lo strato di pelle della gente, malgrado rassomigli ad una corteccia, aspra e indurita dalle ingiustizie subite.
Sì, proprio esausto.
Ho fatto il pieno di giornata. E adesso non so se è rimasta scia di bene o di male. Sono incapace di misurare. Non so se gratificarmi o rammaricarmi. Ci sono due sensazioni, contrastanti tra loro, ma entrambi coesistenti, dentro di me. Riesco a liberare, dal mio istinto, prima una, poi l’altra. E’ un binomio che, in maniera surreale, cova dentro, e si manifesta quasi con l’alternanza dei colpi di due tennisti contrapposti.
C’è soddisfazione, ma anche bruciore. C’è corposità, ma anche vuoto. C’è orgoglio, ma anche impossibilità.
Ma di una cosa sono sicuro: c’è vita, dentro.
Nella suggestiva descrizione di Giorgio Faletti c’è la figura di un serial killer, immerso nei nefasti pensieri di quei brevi momenti che intercorrono tra l’innesco di un ordigno esplosivo e la sua deflagrazione.
“Inizio a camminare.
Cammino lento, perché non ho bisogno di correre. Cammino lento perché non voglio correre. Tutto è previsto, anche il tempo legato al mio passo. Ho calcolato che mi bastano otto minuti. Al polso ho un orologio da pochi dollari e un peso nella tasca della giacca. E’ una giacca in tela verde e sul davanti, sopra il taschino, sopra il cuore, una volta c’era una striscia cucita con un grado e un nome. Apparteneva a una persona il cui ricordo è sbiadito come se la custodia fosse stata affidata alla memoria autunnale di un vecchio. E’ rimasta solo una leggera traccia più chiara, un piccolo livido sul tessuto, sopravvissuto all’affronto di mille lavaggi quando qualcuno
chi?
perché?
ha strappato via quella striscia sottile e ha trasferito il nome prima su una tomba e poi nel nulla.
Adesso è una giacca e basta.
La mia giacca.
Ho deciso che la metterò ogni volta che uscirò per fare la mia breve camminata di otto minuti. Passi che si perderanno come fruscii nel fragore di milioni di altri passi camminati ogni giorno in questa città. Minuti che si confonderanno come scherzi del tempo, stelle filanti senza colore, un fiocco di neve sul crinale che è l’unico a sapere di essere diverso da tutti gli altri.
Devo camminare otto minuti a un passo regolare per essere sicuro che il segnale radio abbia voce sufficiente per compiere il suo lavoro.
Ho letto da qualche parte che se il sole si spegnesse di colpo, la sua luce raggiungerebbe la terra ancora per otto minuti prima di precipitare tutto nel buio e nel freddo dell’addio.
D’un tratto mi ricordo di questa cosa e mi metto a ridere. Solo, in mezzo alla gente e al traffico, la testa levata al cielo, una bocca spalancata su un marciapiede di New York per la sorpresa di un satellite nello spazio, mi metto a ridere. Intorno a me persone si muovono e guardano quel tipo in piedi all’angolo di una strada che sta ridendo come un pazzo.
Qualcuno forse pensa che pazzo lo sia davvero.
Uno addirittura si ferma e per qualche istante si unisce alla mia risata, poi si rende conto che ride senza saperne il motivo. Rido fino alle lacrime per la incredibile e derisoria viltà del destino. Uomini hanno vissuto per pensare e altri non hanno potuto farlo per essere stati costretti alla sola incombenza di sopravvivere.
E altri a morire.
Un affanno senza remissione, un rantolo senza aria da salvare, un punto interrogativo da portare sulle spalle come il peso di una croce, perché la salita è una malattia che non finisce mai. Nessuno ha trovato il rimedio per il semplice motivo che il rimedio non c’è.
La mia è solo una proposta: otto minuti.
Nessuno fra gli esseri umani che si affannano intorno a me può sapere il momento in cui questi ultimi otto minuti inizieranno.
Io sì.
Io ho nelle mie mani molte volte il sole e posso spegnerlo quando voglio. Raggiungo il punto che per il mio passo e per il mio cronometro rappresenta la parola qui, infilo la mano in tasca e le dita circondano un piccolo oggetto solido e conosciuto.
La mia pelle sulla plastica è una guida sicura, un sentiero da percorrere, una memoria vigile.
Trovo un pulsante e con delicatezza lo premo.
E un altro.
E un altro ancora.
Un attimo o mille anni dopo, l’esplosione è un tuono senza temporale, la terra che accoglie il cielo, un momento di liberazione.
Poi le urla e la polvere e il rumore delle macchine che si scontrano, e le sirene mi avvertono che per molta gente dietro di me gli otto minuti sono finiti.
Questo è il mio potere.
Questo è il mio dovere.
Questo è il mio volere.
Io sono Dio.”
Eccoci qua, riuniti questa sera,
accomuntati tutti da una passione vera
per il lavoro e la profonda amicizia
che ci fa dire :"... la vita la propizia !"
E' stato un anno pieno di tensioni,
ma non sono mancate certo le emozioni
che ci hanno accompagnato nel cammino
qual'è la nostra vita, col suo destino.
Gli squilli dei telefoni rompi..glioni
ci han regalato sbuffi e maledizioni
ma siam sempre stati pronti, come pochi
a far buon viso ai cattivi giochi
E che dire del tizio antipatico
molto rompi e poco diplomatico
a cui vorremmo certo riservare
uno schietto "ma va a cagare !"
Il lavoro, certo, ci nobilita molto
siam sempre pronti a farne, anche troppo
purchè poi arrivi, al momento opportuno
lo stacco di spina, per ciascuno.
Dopo tutte queste considerazioni
noi, poveri cristi, siamo proprio buoni
e ci definiamo compagni di sventura
e che questa cena possa essere una cura.
Nasce, quindi, spontaneamente
quello che si fa strada nella nostra mente
la voglia di brindare su cose serie
in alto i calici, dunque, e buone ferie.
(Lucio - 23 luglio 2009)
La Buona Novella
Sin da quando ci sei stata, lo hai fatto collocandoti
al centro dei nostri pensieri.
Eri ancora piccina, molto di più di adesso.
Eri di fatto invisibile, ma nel contempo spaziavi largamente
nelle menti di mamma e papà.
Cosicché, mentre facevi il tuo gioco,
inconsapevolmente hai lasciato crescere in loro
nuove dimensioni di vita,
hai fatto sì che potessero fantasticare il loro futuro,
e li hai indirizzati verso il vero senso della vita.
Tu, piccola com'eri, hai avuto questo potere,
un potere che spesso non ce l'ha nemmeno
un accademico discorso persuasivo.
Oggi loro ti ringraziano perché sei venuta al mondo,
e da adesso in poi lo farai anche tu,
ricambiando, con vocine e sorrisi, il bene ricevuto.
Non sarà una passeggiata, nessuno se l'aspetta.
Di certo potrai contare su un'infinità di attenzioni
che ti verranno elargite col cuore da parte di chi ti starà attorno.
Ed è per tutto questo che mi sento di dirti...
” Ben arrivata, Federica”.
Lucio
Siracusa, 26 agosto 2009
(Poesia n.2)
VERSIONE STAMPABILE: http://www.lucioweb.it/ARCHIVIO/POESIE/labuonanovella.pdf
Ce l’ho nel sangue. Scorre in tutto il corpo. E’ la mia droga quotidiana. Da sempre. Ne faccio spudoratamente overdose, ma per fortuna non ne sono ancora assuefatto.
E’ la Musica, accompagnata dalle parole. E' il suono armonico, ma anche il ritmo, crudo e preciso. E’ la mia compagnia nei momenti che non condivido con nessuno. E' la mia fonte emozionale. E’ ciò che per gli altri è l'equivalente della visione di un buon film, o di un evento sportivo. E’ salpare per una nuova meta rimanendo esterefatti durante tutto il viaggio. E’ incantarsi nel riscoprire emozioni che si son perse strada facendo. E' sentirsi protagonista in un mondo virtuale, fortunatamente riproducibile anche nel mondo terreno.
La musica mi ha sempre accompagnato durante tutta la mia vita. Ascoltandola, non posso fare a meno di cantarci sopra, anche a squarciagola. E ci metto pure passione, e ricerca della perfezione. Si spiega facilmente che da piccolo sognavo di diventare un calciatore o un cantante. Vorrei avere imparato a suonare bene la chitarra per dare libero sfogo a questa mia passione. Mi piacerebbe farlo con accanto i miei migliori amici. Ma non dispero. Segretamente inseguo la possibilità di dedicarmi (da grande !) alle mie passioni che fino ad oggi non sono riuscito a coltivare, ossia la chitarra, oltre alla pittura, la lettura, la fotografia,...
... e tornerà l'indifferenza a farmi compagnia...
... ognuno ha il diritto di dire, ognuno quello di non ascoltare …
... scusa se non ti accompagno, ognuno prende la strada che può....
... mi sorprendo sempre quando troverò ogni parvenza di tracce tue e del tuo nome...
... e cerco tra tutta la gente almeno un tuo dettaglio...
... cosa ci sia dietro a un segreto, cosa davanti lo vedo, e il viso triste sopra ogni dubbio non lo nascondo, e se lo faccio sbaglio.
Solo fotografie della tua assenza.(Tiziano Ferro)
È mai capitato nella vita di dire o sentir dire: "... tutta colpa del destino ! ", oppure: "È stato il destino che ... " ? La risposta è: "Un'infinità di volte". Io da anni ho perso l'abitudine di dire simili frasi, ma non di sentirle dire dagli altri. E quando succede, regolarmente, sorrido, fra me e me. Sembra quasi una recrudescenza medioevale sentir parlare di un fatto, curioso o poco piacevole, come se si trattasse di qualcosa di inevitabile, già preventivato e trascritto dal destino. Eh sì, il destino, qualcosa a cui l'uomo non può sfuggire, perché, secondo barbare credenze, direi, qualcuno o qualcosa ha già deciso il percorso di vita, poiché l'uomo non ha la capacità di rendere incisiva e decisiva la forza della sua volontà ! La cosa ancora più sbalorditiva, è che c'è gente in grado di sostenere la tesi che il destino vale anche per i piccoli gesti quotidiani, come alzarsi la mattina dal letto: "Il destino sapeva già quale piede avresti appoggiato per primo !" .
Ma cos'è questo destino ? Un librone su cui è scritto (da quando e da chi ?) tutto il nostro percorso di vita, dalla nascita alla morte, attimo per attimo ?
Se di questo tenore, dell'altrui opinione sulla questione dico grazie, e che se la tengano stretta, perché io ne ho un'altra, di opinione.
A loro dispetto, sostengo apertamente che l'uomo possiede il libero arbitrio di scegliere il proprio futuro, un futuro che è il frutto dell'incontro-scontro di tante menti, tutte pensanti autonomamente. In base ad una pura casualità, si accavallano eventi uno dietro l'altro, non prevedibili in nessun modo, e rimane pertanto pacifico che, di tanto in tanto, possa succedere ciò che molti, impropriamente, definiscono voluto dal destino. Cosa c'è di strano in tutto questo ? È mai possibile che di norma tutto debba andare secondo schemi noiosi e ripetitivi ? Gli studiosi di statistica sanno che qualsiasi evento ha la sua probabilità di verificarsi, anche se di misura infinitesimale. Allora, in un mondo così vasto, fatto di tante persone e cose, mescolate fra di loro in un tempo infinito, ciò che sul momento sembra impossibile, presto o tardi diventa realtà.
Già, perché sorprenderci se chi ha perso le speranze di vivere una bella storia d'amore o di profonda amicizia si ritrova un giorno ed esserne protagonista, e non semplice spettatore ? La vita, non scritta dal destino, è pronta, con assoluta casualità, a donarci sia le cose scontate che quelle incredibili.
Cos'era ? Un miraggio ?
Gli assomiglia molto. Ma la sensazione è ancora viva. E rievocandola mentalmente mi sono convinto che non è stato un abbaglio. Ho realmente vissuto quell'esperienza, bella ma cruda. Ma, cosa è cambiato oggi ? Sì. Non conosco lo status quo. Preferirei conoscerlo, anche se ciò non mi dovesse piacere. Perché, alla lunga, la verità non fa mai male. Ho bisogno di rendermi conto. Rimanere appeso a qualcosa di indefinito, senza avere la possibilità di reimpostarmi, è dura. L'ultima volta è stato solo confondermi le idee, mentre speravo, di lì a breve, di renderle più chiare.
Oggi tutto tace. E ho le mani legate. Non posso e non voglio prendere iniziative. Anche questa è una prova di vita. Lascio tutto al caso, o meglio, alla realtà, che però tarda a manifestarsi. Saprò attenderla. Saprò accettarla, qualunque essa sia. Adesso so solo di non conoscerla, ma esiste, e vive nella mente di chi ne è protagonista. Ma prima o poi sarò anch'io attore di questa cosa.
E la vita mi assomiglia sempre più ad una recita, i cui applausi sono dispensati ai pochi virtuosi.
Spesso, nel corso della nostra vita, impieghiamo tante energie a rincorrere una persona, sia fisicamente che idealmente. Ma quella persona, talvolta, ci sfugge, e non riusciamo ad afferrarla perchè anche lei impegnata, con pari frenesia, a rincorrere un'altra persona, altrettanto sfuggente. E per questo che, nel mio immaginario, vedo la vita come una giostra, quella con i cavalli, e con protagonista la folle illusione di riuscire ad afferrare chi ci sta davanti a pochi passi, e senza la cognizione che, spesso, ciò che cerchiamo dalla vita ci rincorre alle nostre spalle.
E' buffo, ma vien da dire che la vita è un gioco. Anzi, una prova. Ne ha tutte le caratteristiche.
C'è la fase in cui occorre prima capire le regole, e non è facile. In questo mondo ci sono tante persone disposte a spiegartele, perché si fregiano d'essere profondi conoscitori del meccanismo, ma te le propinano secondo il loro punto di vista, suggerendoti il comportamento da adottare, senza lasciarti ragionare da solo. Senza contare che c'è pure chi vuole indurti in errore per trarne un vantaggio personale.
Poi c'è la fase preparatoria, ossia la fase in cui provi e constati le tue strategie. Ancora non si fa sul serio, perché in questo contesto non vieni giudicato. La vera prova deve ancora arrivare.
E infatti, quando arriva, sei tu, da solo, che devi dimostrare quanto vali. Hai a disposizione la tua conoscenza acquisita nel tempo, hai l'esperienza che ti ha forgiato e convinto su come puoi lottare, su come devi difenderti dagli avversari che ti sbarrano il passo, su come costruire le alleanze che ti aiuteranno durante il percorso. La prova è lunga, e non mancheranno momenti di speranze, di sconforto, di incoraggiamento, di tenacia e di persistenza. Se giocherai bene le tue carte, potrai raggiungere il traguardo, e non importa se non sarai il primo, l'importante è esserti battuto con onore e dignità. All'arrivo, è vero, sarà premiato il primo arrivato, ma solo con simboli materiali di effimero valore. Il premio migliore sarà quello del pubblico, che consegnerà al meritevole un riconoscimento che va ben oltre i convenevoli. Lo capirai facilmente, e ti sarà chiaro che vincere non significa necessariamente essere arrivato tra i primi. La tua soddisfazione per come avrai affrontato la prova ti ripagherà degli sforzi occorsi. Ti sentirai saturo come un uovo. Tu sì che sarai pronto a fare buon uso di ciò che dà il significato alla parola campione.
Stanotte non avevo sonno. Allora ho pensato bene di aprire un libro (Io uccido) che avevo finito di leggere alcuni mesi fa. Ho scelto di leggerne il primo e l'ultimo capitolo. Ho apprezzato nuovamente la capacità descrittiva dell'autore (G. Faletti) e, non sazio nè assonnato, mi sono messo a leggere il penultimo capitolo (n.64). Mi è sembrato di rituffarmi corpo e anima all'interno della vicenda trattata dal romanzo e ho potuto rigustare due sentimenti che mi appartengono fortemente, ossia l'amicizia e l'amore. In quelle 8 pagine c'è la sintesi delle migliori sensazioni, e dalla loro lettura mi si è innescato facilmente l'emozione che provoca la rottura di voce che io sono solito usare davanti ad un libro, ma anche l'effetto incontrollato di scoprirmi con gli occhi lucidi. Il contesto riassaporato è quello del classico clima da quiete dopo la tempesta. Ed è un contesto di pace e serenità , il cui apprezzamento infonde nell'intimo umano il senso della giustizia. Quelle 8 pagine sono la celebrazione di valori che sono la ragion di vita. Non mi stancherò mai di esaltarne l'importanza. E trovo triste l'idea che nella maggior parte delle persone prevarichi il sentimento dell'egoismo.
Cento pensieri si affollano nella mia mente. In altri tempi mi sarei rammaricato di questo, ma oggi mi serve d'aiuto. Grazie all' ingorgo mentale riesco a gestire meglio il pensiero predominante. E non riesco a prevedere il mio futuro. Tutte le ipotesi sono possibili. E fin quando è tutto da stabilire, lascio aperte le porte. Ragiono con la testa, anche se spesso mi lascio trascinare dal cuore. Constato di vivere un periodo di grandi riflessioni, individuo chiaramente nel mio profondo ciò che voglio realizzare dalla mia vita, coi limiti insormontabili che si frappongono solitamente fra le intenzioni e i fatti. Ma adesso mi sta bene così. E aspetto qualcosa.
Tutto si ristabilisce, prima o poi. Ogni cosa prende il suo posto. In tempi diversi, è vero, ma succede. La conferma di questa regola la danno la pazienza e l'ottimismo, insieme alla tolleranza, tutti fattori su cui si dovrebbe costruire la vita. Ma mi chiedo, quanto durerà quello che mi è successo ? Perché quello che mi è successo è provvisorio, come sono tutte le cose di questo mondo.
Tutti i sentimenti forti, come amore, odio, amicizia e indifferenza, non danno garanzia di solidità nel tempo. Me ne sono accorto da un pezzo. Mai dire per sempre. Ogni cosa ha un inizio, certo, ma la sua fine è sempre in agguato, pronta a manifestarsi, talvolta lentamente ma inesorabilmente, e talvolta di colpo, senza preavviso alcuno. Noi dobbiamo solo far fronte all'inevitabile, buttando via i cocci di un qualcosa che non c'è più, e trovando spunti nuovi per rinnovate considerazioni di vita. La vita è bella se vissuta puntando a nuovi obiettivi, o se si prova a rivalutare ciò che si ha già. E' vero che è fatta di alti e bassi. Ma la capacità di far fronte ai momenti infelici viene sempre ripagata da gioie future.
Eh sì, sono ottimista nel DNA, che posso farci. Vivo il mio tempo con i miei ricordi e i miei propositi futuri. Guardo al passato con nostalgia ma senza rimpianti. Guardo al futuro con speranza e senza timori. Forse perché è inutile attaccarsi veramente a qualcosa, perché, in fondo in fondo, occorre, primo o poi, mollare tutto, quando si è arrivati all'ultima spiaggia. Anche quando hai costruito il massimo, come i sentimenti, alla fine calerà il sipario, e rimarrà la soddisfazione di avere interpretato al meglio la vita, anche con qualche sbavatura, ma nel complesso con la spontaneità che rende dignitosa l'esistenza.
Per leggere la poesia (con credenziali di accesso) clicca su http://www.lucioweb.it/PRIVATA/lamianuovamalattia.pdf
Dopo le impotenze davanti ai nostri politici, credo ci rimanga solo internet. Personalmente attribuisco molto valore al potere di internet. Grazie alla possibilità di trasmettere ovunque il tuo messaggio, hai di fatto la capacità di scalfire il pensiero degli altri. Si tratta solo di usare le parole giuste, di dar loro valore con il seguito dei fatti. La persuasione viaggia anche attraverso il web. Io sono convinto che se lavorassi 8 ore al giorno per 6 mesi su un progetto, chiaro e convincente, divulgandolo via internet, riuscirei nel mio intento. Ovviamente il lavoro non me lo permette. Ma oggi, per la prima volta, sento che potrei occuparmi di politica. E' una sensazione strana, che in realtà non mi appartiene. Ma credo sia l'alternativa alla drastica rivoluzione. Cosa mi porterà questa nuova percezione, non so proprio.